La mostra si sviluppa su due piani dello storico palazzo veneziano: la residenza e l'Area Scarpa. L'idea alla base dell'esposizione è, come scrive la curatrice Chiara Bertola, che “l’opera germini nello spazio per il quale è stata pensata, [ponendo] al pubblico le condizioni di fare l’esperienza di essa, attraversando il processo della sua creazione nei diversi passaggi di senso. [...] È in questo modo che il progetto-mostra si manifesta come testo unico e originale; il luogo e l’opera non fanno che scrivere insieme un solo testo”. Nell’Area Scarpa l’allestimento ruota attorno a L’osservatore non l’oggetto osservato, 1985 (2003), opera che dà il titolo alla mostra e che invita i visitatori a rapportarsi con ciò che vedono focalizzandosi soprattutto su un percorso interiore. Composta da ventisette cavalletti di rame di diverse altezze, realizzati nel 2003 durante l’esperienza de “Il Cantiere”, l’opera è esposta nella sala Luzzatto all’interno della quale Scarpa ha individuato, tramite una banda di ottone che interrompe il travertino a copertura delle pareti, l’altezza alla quale collocare le opere: il punto di vista dell’architetto è così posto in dialogo con i punti di vista dei giovani partecipanti a “Il Cantiere”.
(Laura Conconi e Maria Corti, Cronologia, in Remo Salvadori, a cura di Antonella Soldaini, Skira, Milano 2025, pp. 399-400)
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