Tra i maggiori artisti italiani della sua generazione affermatosi anche nel panorama europeo, Remo Salvadori (1947) ha sviluppato, a partire dagli anni settanta, un linguaggio personale legato alla scultura, all’installazione e a interventi site-specific. Fondata sull’interazione tra l’osservatore ed elementi quali l’acqua, il colore e i metalli, l’opera di Salvadori si propone con una rinnovata formulazione, che si definisce attraverso mutazioni alchemiche e flussi di conoscenza ed è in grado di offrire una nuova consapevolezza di sé e del mondo. Un lavoro che, riletto a posteriori, funge da ponte tra l’esperienza dell’Arte Povera e le istanze successive.
Mettendo al centro della sua poetica lo spazio, inteso come fonte di energia creativa, ma anche la pratica quotidiana dell’incontro, l’artista vive l’arte come una sorta di rivelazione, “un percorso da fare con la mente, il cuore e le membra, in direzione di una consapevolezza, quasi fosse un’ascensione e l’ascendere è anche un vedersi”.
Nato a Cerreto Guidi, in Toscana, Remo Salvadori vive e lavora a Milano, sua città di adozione dal 1972, anno in cui lascia Firenze dopo essersi diplomato all'Accademia di Belle Arti.
Esordisce negli anni settanta con mostre personali ospitate dalle gallerie di Franz Paludetto (1971), Franco Toselli (1973), Lucrezia de Domizio (1976 e 1979), Paolo Marinucci & Tucci Russo (1976), Lucio Amelio (1978) e Paola Betti (1978).
Partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia (1982, 1986, 1993) e di documenta, Kassel (1982,
1992).
Negli anni la sua opera è inclusa in mostre collettive di respiro internazionale quali
The European Iceberg: Creativity in Germany and Italy Today, a cura di Germano Celant, alla Art Gallery of Ontario a Toronto (1985),
Corrispondentie Europa, a cura di Wim Beeren, allo Stedelijk Museum di Amsterdam (1986),
Chambres d’Amis, a cura di Jan Hoet, a Gent (1986),
Minimalia. Da Giacomo Balla a..., a cura di Achille Bonito Oliva, a Palazzo Querini-Dubois a Venzia (1997), a Palazzo delle Esposizioni a Roma (1998) e al P.S.1 a New York (1999),
Happiness: A Survival Guide for Art and Life, a cura di Pier Luigi Tazzi e David Eliott, al Mori Art Museum (2003) e
Terre vulnerabili. A growing exhibition, a cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni, all'HangarBicocca a Milano (2010).
Nel corso dei decenni l’artista ha lavorato con le gallerie Salvatore Ala, Milano/New York (1980, 1982), Galleria Pieroni, Roma (1981, 1985, 1986), Locus Solus, Genova (1985, 1987, 1989), Christian Stein, Torino/Milano (1988, 1991, 1995, 1999, 2005,
2007,
2017,
2024) e BUILDING, Milano (
2017,
2024).
Tra le svariate antologiche si ricordano quelle all’Istituto di Cultura Italiana e all’Art Gallery of Ontario a Toronto (1987), Centre National d’Art Contemporain de Grenoble (1991), Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato (1997), Fondazione Querini Stampalia a Venezia (
2005) e Stiftung Insel Hombroich a Neuss (
2018).
Salvadori è stato insignito del Premio Presidente della Repubblica per l'anno 2019 nella categoria scultura.
Nell’estate del 2025 Salvadori sarà protagonista di una mostra retrospettiva a cura di Elena Tettamanti e Antonella Soldaini a Palazzo Reale a Milano.
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