Un archetipo dello sguardo
Inizialmente è sorto a Roma, riprendendo l’immagine di un cavalletto, comprato a Chieti nel 1979. L’ho disegnato per cercare di capirlo. Mi interessava il fatto che avesse degli snodi, che le gambe si allungassero, che presentasse una sorta di ginocchio, che avesse dei punti di orientamento. L’ho vissuto senza associarlo, però, alla macchina fotografica. […] la sua figura è diventata un archetipo dello sguardo: un’icona.
(Remo Salvadori in Germano Celant, Una passeggiata a tre voci tra Remo Salvadori, Germano Celant e un osservatore assente (ma presente), in Germano Celant, Remo Salvadori, Fabbri Editori, Milano 1991)
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